IERI E OGGI DALLA PARTE DEI PESCATORI E DELL’AMBIENTE CON STUDI, RICERCHE E PROGETTI: I 45 ANNI DEL C.I.R.S.PE.

Attivo dal 1979 e divenuto negli anni punto di riferimento per la conoscenza e l’analisi del complesso mondo dei pescatori, il quale interagisce con un altrettanto complesso mondo quale quello del mare, il Centro Italiano Ricerche e Studi per la Pesca aggiunge quasi mezzo secolo di attività. Un’occasione per fare il punto sui progetti futuri del C.I.R.S.PE. in sinergia con gli operatori del comparto ittico, con la stessa energia ed il medesimo scrupolo scientifico che hanno sinora accompagnato i suoi 45 anni di attività 

 

 

Tanta acqua è passata sotto i ponti (è davvero il caso di dirlo visto l’indissolubile connubio con l’elemento acquatico) da quel 1979, anno in cui un gruppo di biologi marini, scienziati naturalisti, giuristi esperti del campo ittico e tecnici della pesca giudicarono maturi i tempi per dare vita ad un ente di ricerca che si occupasse del settore della pesca e dell’acquacoltura, specializzato nello studio del mestiere dei pescatori in connessione con il loro ambiente. Una sfida impegnativa in quegli anni in cui il mercato ittico accusava i primi colpi causati dall’ascesa delle importazioni di prodotto ittico estero ed il mestiere del pescatore già soffriva del problema del ricambio generazionale, mentre sullo sfondo si profilavano politiche penalizzanti per quanti traevano sostentamento economico dalle risorse del mare. Eppure la scelta intrapresa da quel gruppo di studiosi ed appassionati del comparto ittico che fondarono a Roma nel 1979 il C.I.R.S.PE. andava nella giusta direzione, come dimostrano i quasi 50 anni di attività ininterrotta, di progetti e di successi che hanno accompagnato il cammino fino ai giorni nostri del Centro Italiano Ricerche e Studi per la Pesca.

 

“È un traguardo, quello dei 45 anni di attività, che ci rende orgogliosi di quanto è stato fatto e che ci sprona a proseguire sulla strada della ricerca scientifica e dell’analisi multidisciplinare applicate alla pesca, l’unico mezzo che riteniamo valido ed efficace per programmare seriamente politiche di lungo termine indirizzate ad uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche – afferma Cristina Lo Fazio, direttore del C.I.R.S.PE. -. Il nostro lavoro si è sempre sviluppato tenendo conto sia delle esigenze ambientali, oggi tema di stringente attualità, sia delle necessità degli operatori, con un occhio attento anche delle tradizioni dei pescatori delle marinerie italiane che troppe volte vengono colpevolizzati aprioristicamente, senza appunto conoscere come lavorano, con quali attrezzature e con quali conseguenze sulle varie specie di pesci.”

 

Per quanto riguarda la realizzazione di progetti per la pesca ed i pescatori, fiore all’occhiello del C.I.R.S.PE. che con le sue competenze e professionalità interne ha partecipato a tutti i bandi europei del fondo comunitario pesca, nonché alla maggior parte degli avvisi pubblici nazionali ed a numerosi bandi regionali, l’attenzione del centro di ricerca si concentra in particolare sulle opportunità dell’acquacoltura e sulla transizione ecologica applicata ai mezzi di lavoro dei pescatori. “L’allevamento è una delle migliori chance in nostro possesso per consentire agli stock ittici di rigenerarsi, ma l’acquacoltura è anche un settore in cui il consumo di risorse energetiche ed alimentari, come le farine per far accrescere i pesci, rischiano di vanificare gli sforzi profusi per ridurre il prelievo in natura. Per questo stiamo realizzando diverse iniziative progettuali che, studiando tutti gli aspetti dell’allevamento di pesci in cattività, permettano di elaborare un modello di acquacoltura non solo sostenibile ma economicamente redditizio. Infine, puntiamo sul tema della transizione ecologica applicata ai natanti, affinché anche i motori delle imbarcazioni da pesca contribuiscano alla riduzione di sostanze inquinanti con l’adozione modelli di propulsori più moderni e rispettosi delle norme antiinquinamento”.